FRIGIDAIRE
IL NUOVO MALE
VINCENZO SPARAGNA
FRIGOLANDIA
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FRIGOLANDIA: Museo e redazione di FRIGIDAIRE e IL NUOVO MALE, rivista di satira diretta da Vincenzo Sparagna. Coordinamento e grafica Maila Navarra
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Una guida completa per chi vuole acquistare e leggere i reportage, i fumetti e i racconti, della rivista d'arte più rivoluzionaria e allegra del mondo.
Copertine e prezzi.
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Disegno inedito di Andrea Pazienza

C’era una volta…



Come ripetutamente annunciato il n.225 di Frigidaire è andato regolarmente in edicola a 3 euro e sarà in distribuzione fino ad esaurimento per tutto il mese di giugno. Sono venti pagine tabloid a colori piene di fumetti, vignette, interventi, interviste, reportage, poster, racconti, recensioni. Mi pare un lavoro ben riuscito. Ma da adesso conta il parere di tutti, quindi fateci sapere cosa ne pensate, scriveteci, collaborate. Mi piacerebbe che il giornale fosse, come si dice oggi, radicato sul territorio, che gli occhi di ciascuno fossero gli occhi di tutti. Per ora conta aver ricostruito uno spazio di invenzione libera e realmente autonoma. Nell’invitare tutti ad andarsi a comprare in edicola Frigidaire, e meglio ancora ad abbonarsi, vorrei solo limitarmi a un’osservazione preliminare per chi ci ha già incontrato negli anni passati. Viviamo in un mondo dove la stessa molteplicità delle notizie e delle idee costringe a sintesi spaventose. Ora

FRIGIDAIRE verso un nuovo inizio



Al principio di giugno del 2010, Frigidaire tornerà (finalmente) in edicola non più nella veste di un inserto di un solo giorno dentro il quotidiano Liberazione, ma come un giornale intero, distribuito in parallelo con il quotidiano comunista, ma in vendita separata al prezzo di 3 euro e in edicola per tutto il mese. Partiremo con 20 pagine tabloid a colori su una carta di circa 60 grammi, poi vedremo se e come allargare gli spazi e aumentare eventualmente il numero delle pagine. E’ un ritorno atteso da tempo, ma è soprattutto un nuovo inizio, poiché la storia non si ripete e il contesto sociale, politico, culturale e comunicativo in cui nasce il nuovo Frigidaire è assai diverso da quello del primo Frigidaire (ben 30 anni fa). I cambiamenti più importanti sono soprattutto due. Il primo è l’aumento vertiginoso della comunicazione orizzontale attraverso la rete. Oggi, a differenza di 30 anni fa, ma anche di dieci anni fa, le notizie, le foto, i video viaggiano alla velocità della luce da un capo all’altro del pianeta e questo modifica profondamente anche la funzione dei giornali. Il secondo

Un 25 aprile importante



Il prossimo 25 aprile, come è tradizione, ci sarà a Frigolandia la X Festa della Liberazione dei Frigoriferi Intelligenti, quinta dalla fondazione della nostra repubblica marinara di montagna a Giano dell’Umbria. Naturalmente tutti i nostri amici, concittadini immaginari, collaboratrici e collaboratori passati, presenti e futuri sono invitati. Lo slogan principale rimane quello inventato nel 2001 da Mario Pischedda, ovvero “Portatevi tutto, non aspettatevi nulla”, perché la nostra Festa non è un evento per spettatori passivi, ma un appuntamento in cui tutti sono protagonisti. Ci saranno molti gruppi a suonare e cantare, si mangerà, si leggeranno testi e si discuterà del prossimo ritorno in edicola del nuovo Frigidaire, che dai primi di giugno uscirà con la ferma intenzione di essere un giornale “popolare d’élite”. E’ un 25 aprile che cade in un momento positivo della nostra avventura per l’imminente rilancio in edicola, ma anche molto delicato e difficile. Infatti l’assurdo conflitto con l’amministrazione del Comune di Giano, capeggiata dal democratico Paolo Morbidoni, continua. Questi signori

Tempesta sulla Chiesa



Le rivelazioni sempre più numerose e circostanziate sull’omertà delle gerarchie cattoliche, incluso il Papa, rispetto alle abitudini pedofile di tanti sacerdoti, l’ipocrisia profonda che esse rivelano, stanno travolgendo assai più rapidamente del prevedibile l’armamentario sessuofobico che da secoli avvilisce tra i cattolici l’idea stessa di Dio. I media globalizzati moltiplicano l’impatto di questo processo, allargando la crisi su una scala finora ignota. Per certi versi la denuncia degli scandali di oggi ricorda il 1517, l’anno in cui Martin Lutero affisse le sue tesi rivoluzionarie sul portone della Cattedrale di Konisberg. All’epoca vi era una Chiesa romana corrotta, che, mentre lanciava tremende scomuniche ai suoi nemici, vendeva allegramente agli amici ricchi e potenti passaporti per il Paradiso in cambio di denaro sonante. Le denunce intransigenti di Lutero provocarono il crollo dell’autorità di quella Chiesa in molti paesi del nord Europa. Mentre nei paesi mediterranei, specie in Italia e Spagna, la Chiesa riuscì a resistere ricorrendo ai roghi dell’Inquisizione, alle guerre contro calvinisti

Tesori e tesoretti



A noi poveri mortali, sempre in cerca dei pochi euro (per noi tanti) che servono a pagare affitti, bollette ed altre spese quotidiane, un milione di euro ci sembrano una somma praticamente irraggiungibile. Per metterli insieme dovremmo lavorare sessanta anni senza spendere mai un euro… oppure guadagnare il doppio, ma sempre lavorando per sessanta anni filati. Insomma un milione di euro sono un tesoro, che, a trovarlo, ci permetterebbe di vivere una vita intera senza preoccupazioni e angosce. Eppure le cronache di questi giorni abbondano di notizie sugli affari e i guadagni di alcuni personaggi che i milioni li usano come noi usiamo le monetine da 10 centesimi. Mi vengono in mente alcuni esempi a caso. Per esempio ai tre figli avuti da Venorica Lario il signor Berlusconi ha dato una “paghetta” per il 2009 di 10 milioni di euro ciascuno. Certo non i 267 milioni usati da lui per le sue festicciole e spesucce, né i 197 milioni del giovane Piersilvio, che è l’attuale presidente di Mediaset, ma insomma sempre delle belle sommette. Ci sono poi gli imbroglioni arrestati nell’operazione Bertolaso,

Concetti utili e in/utili



Il primo marzo 2010 verrà certamente considerato una data storica, perché per la prima volta hanno proclamato uno sciopero e organizzato manifestazioni di protesta i lavoratori e le lavoratrici straniere in Italia. Si dice, da parte dell’ala neorazzista del ceto politico, che si è trattato di una controprova dell’invasione straniera da respingere, mentre l’ala sedicente riformista della politica italiana sostiene che lo sciopero è stato un fatto positivo perché ha evidenziato l’utilità del lavoro degli stranieri per la nostra economia. Così mentre sale lo schifo per le posizioni neorazziste berlusconiane e leghiste, un brivido amaro ci coglie anche a leggere le dichiarazioni dei “riformisti”. Infatti in questo furbo sostegno “democratico” a una iniziativa nata dal basso cogliamo il sapore amaro di una profonda, inconfessabile ipocrisia. Perché l’idea stessa che le migrazioni dai paesi poveri a quelli ricchi siano accettabili solo se la cosa è utile ai più ricchi è non solo barbaramente cinica, ma stupida.

Slittamenti progressivi del buonsenso



Il “sano buonsenso” è stato spesso in passato l’alibi per una sorta di moderatismo leggero, quasi impercettibile. Il buonsenso si rappresentava infatti nella celebre frase latina “in medio stat virtus”, che voleva dire scegliere la via mediana, non essere né di destra, né di sinistra, né avanguardisti, né retrogadi, né bianchi, né neri ecc. Questa via mediana mascherava quasi sempre una indecisione, una non scelta. Laddove l’azione è fatta di scelte nette, di decisioni. Se a un bivio non vado né da una parte né dall’altra finisce che sbatto la faccia al muro. Oppure, come l’asino di Buridano, non sapendo scegliere tra una pietanza e l’altra muoio di fame. Eppure negli ultimi tempi questo valore sostanzialmente negativo del buonsenso è cambiato. Non perché il principio della scelta non sia sempre valido, ma perché le scelte attuali, in ogni campo, richiedono da parte di tutti un recupero del valore positivo del buonsenso. In altre parole se il buonsenso era un tempo intimamente reazionario e immobilista,

No al razzismo! Dimissioni di Maroni subito!



La rivolta dei nostri fratelli africani di Rosarno contro lo sfruttamento e il razzismo italiota e mafioso è un segnale d’allarme e insieme di speranza importantissimo che non deve essere sottovalutato. La violenza che si è scatenata in Calabria in risposta all’ennesimo atto di brutalità contro i lavoratori neri è il frutto avvelenato di un razzismo intollerabile, che è stato troppo a lungo tollerato o addirittura ignorato. L’irresponsabile campagna contro gli extracomunitari scatenata dal “libico” Maroni e dai suoi padrini/padroni Bossi e Berlusconi sta cominciando a produrre i suoi prevedibili risultati: altro che l’amore di cui parlano i servi del premier…odio e ancora odio, un clima da caccia al negro che è peggio di quello che si respirava in Alabama ai tempi di Martin Luther King. E’ il momento che gli italiani che hanno a cuore le sorti non solo del nostro paese, ma della stessa idea di civiltà si facciano sentire. Lo dico in particolare a quei sedicenti democratici che tutto fanno fuorché occuparsi e preoccuparsi per quella specie di tritolo sociale che è la discriminazione razziale e la caccia al clandestino.

Amore e odio



Amore e odio: dopo il Duomo in faccia a Berlusconi, in Italia non si parla d’altro. Il Natale ci ha messo del suo, ma non è un problema di Natale, tutta la informazione asservita al premier, da quella di proprietà sua a quella pubblica che gli rende continuamente omaggio, ha ricamato a lungo su questi sentimenti. L’amore vincerà l’odio e l’invidia, ha detto Silvio, e tutti si sono accodati. Naturalmente l’amore è rappresentato dal Popolo della Libertà, l’odio dal truce Di Pietro e da tutti gli oppositori radicali a questo sistema/regime/governo.
Berlusconi è arrivato a definire Partito dell’Amore (come quello fondato da Cicciolina e Moana Pozzi) il suo attuale Popolo della Libertà (nome e logo inventati dal signor Michelangelo Madonna di Casal di Principe, che li aveva donati a Berlusconi con atto notarile del 19 dicembre 2007, ma adesso li rivuole indietro, o chiede che gli siano pagati cento milioni di euro…).
Insomma concetti così vasti e complessi come l’odio e l’amore sono stati ridotti a una ennesima barzelletta meneghina ad uso dei gonzi italiani. Eppure ce ne sarebbero di cose serie da dire.

Il ministero della vergogna



Il nostro concittadino folignate Andrea Tocci, un giovane pieno di entusiasmo, appassionato di musica e poesia, mi ha segnalato l’intelligente e spiritoso blog del Gambero Rotto, in cui si può leggere una scelta di inverosimili (ma purtroppo vere) poesie di Sandro Bondi, Ministro dei Beni Culturali. Qui non ne citerò nessuna per non farvi vomitare, ma se il pranzo natalizio vi fosse rimasto sullo stomaco basterà collegarvi al Gambero Rotto e leggere pochi versi per correre subito in bagno. Questa disgustosa lettura mi suggerisce qualche riflessione sullo stato disperante della cultura italiana, o meglio itagliana (come dice il nostro sarcastico collaboratore Marino Ramingo Giusti). Infatti non si tratta di destra, sinistra, centro o altro. Che Bondi sia stato sindaco comunista del paesino di Fivizzano e poi sia divenuto adoratore del divo Silvio, di recente sfregiato (ma in restauro), questo non è il problema. Di rinnegati se ne sono visti tanti, di sindaci di sinistra che si rivelano poi di destra purtroppo se ne vedono ancora…non è una novità. Ed anche la sua incosistenza poetica in sé non sarebbe

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