Negli ultimi giorni in un crescendo parossistico impazza sulle pagine dei giornali e in TV il caso di Cesare Battisti. Ex dirigente di uno dei tanti gruppetti armati del finale degli anni ’70, i Proletari armati per il comunismo, Battisti, arrestato e poi evaso dal carcere, venne condannato in contumacia all’ergastolo per quattro omicidi commessi dal suo gruppo. Se abbia partecipato o no personalmente a questi omicidi è irrilevante, anche se in almeno uno di essi è impossibile che fosse presente. Di fatto, poiché al tempo dei processi si trovava al sicuro in Messico, i suoi stessi compagni gli attribuirono di tutto e di più. Ma ripeto la questione è secondaria. Più importante è ricordare che questi episodi atroci avvenivano in un periodo di guerra civile strisciante, cominciata anni prima con le bombe di stato che ammazzarono in pochi anni centinaia di persone. A questo terrorismo di Stato, restato fino ad oggi totalmente impunito e misterioso, una parte non piccola del movimento di protesta giovanile oppose alla fine degli anni ’70 una guerriglia tragica, costellata di uccisioni, ferimenti, rapimenti ecc. Quella scelta sbagliatissima sia sul piano morale che politico resta incomprensibile se non la si colloca in quel particolare contesto sociale e politico. Per citare solo qualche dato ricordo che circa 70 mila persone finirono sotto processo durante quella strana guerra civile e di queste oltre 20 mila passarono per le carceri. Quando nel 1982 Frigidaire preparò il primo dossier sui “detenuti politici italiani” ne restavano in galera oltre 4 mila. Insomma il tragico errore della lotta armata non fu un fatto isolato di pochi pazzi omicidi, ma la conseguenza nefasta di ideologie trapassate e di una calcolata provocazione sanguinaria (da piazza Fontana in poi) degli apparati statali corrotti e dominati (allora come in altra forma ancora oggi) dalla P2. Dopo quegli eventi tragici, cercammo, noi di Frigidaire e alcuni dei più lucidi dirigenti del movimento giovanile del tempo (su tutti Oreste Scalzone), di chiudere quella stagione e chiedemmo un’amnistia generale che permettesse l’apertura di una nuova stagione. Un’amnistia simile del resto era stata concessa a tutti i partecipanti alle lotte tra la Repubblica di Salò e i partigiani già nel 1949. E amnistie dello stesso genere hanno permesso in contesti anche più cruenti di chiudere lunghe guerre civili. Basti pensare all’Argentina, allo stesso Brasile, al Sud Africa ecc. Purtroppo la palude politica italiana, la debolezza del ceto politico, la vigliaccheria di gran parte della cosiddetta “sinistra” hanno continuato a impedire fino ad oggi quella soluzione. Si è preferito coltivare il seme della vendetta perpetua, quasi a voler suscitare nuovi mostri dal seno dei movimenti di protesta. Ed ora, con il caso Battisti, questa distorsione politica e giuridica raggiunge il culmine. Dopo una latitanza in Messico, Battisti venne infatti accolto in Francia e visse in questo paese per oltre venti anni con il permesso delle autorità francesi, sposandosi e costruendo una famiglia. Dagli “anni di piombo” non ha commesso altri reati ed è chiaramente diventato una persona del tutto diversa da quella che partecipò alla lotta armata. Il suo arresto in Francia (che ha provocato l’inevitabile fuga in Brasile) è stata un’operazioni pubblicitaria del governo italiano per nascondere i guai del presente facendo la faccia feroce con il passato. Così l’innocuo ex guerrigliero è stato dipinto come un pericoloso serial killer in libertà. Un falso bello e buono e una aberrazione giuridica (prima ti faccio vivere in libertà per 30 anni, poi ti faccio scontare l’ergastolo in vecchiaia…) cui per fortuna il bravo Lula ha opposto un netto rifiuto. Poco più di 30 anni fa in Brasile c’erano ancora gli squadroni della morte dei militari golpisti. Eppure laggiù a differenza che in Italia sono stati capaci di chiudere la loro guerra civile. Mentre qui si coltiva il sogno avvelenato di una vendetta senza fine. Una scelta oltre che sbagliata anche pericolosa, perché invece di spegnere il fuoco ci danza intorno quasi nel tentativo di ridargli vita. E i fuochi semispenti se sollecitati possono riprodurre incendi catastrofici.
Nell'immagine a destra: "Sotto scorta" di Gianni Cossu (tecnica mista).
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