Dopo la sconfitta delle destre alle elezioni amministrative, con i travolgenti risultati di Milano, Napoli, Cagliari ecc., è arrivata anche la vittoria dei SI nel referendum multiplo del 12 e 13 giugno. E’ una prova evidente del distacco crescente tra il bisogno popolare di radicali cambiamenti e un universo politico incapace, per la gran parte, di quasiasi visione positiva e innovativa del futuro. Non a caso la splendente vittoria nei referendum, così come la forte avanzata delle sinistre più radicali e coraggiose nelle amministrative, è stata costruita dal basso, dai giovani dei comitati, dai mille soggetti (anche noi, nel nostro piccolo) che non hanno cessato di battersi sulla rete e per le strade, con le cose stampate e le parole, fino al passaparola intimo agli amici, ai parenti, ai conoscenti. E’ una vittoria molto importante sia per salvare i beni comuni, come l’acqua e tutto l’ambiente, che per aprire un nuovo capitolo sulle risorse energetiche cui attingere per una produzione e un consumo che conservi l’equilibrio naturale. Ed è anche una vittoria per la legge uguale per tutti, anche se non bisogna farsi troppe illusioni, viste le strutture legali ed extralegali, finanziarie e militari a disposizione dei grandi delinquenti.
Ora sarebbe un vero peccato se questa vittoria venisse sprecata.
Perché, inutile nasconderlo, questo rischio c’è.
Non tanto perché ci sarà necessariamente un qualche tipo di “mediazione politica” che, magari senza rappresentare del tutto il movimento in atto, se ne faccia almeno sponda non ostile.
No, non è questa “mediazione politica” il maggior rischio di normalizzazione dei movimenti.
E’ invece il clamore mediatico e l’effetto stravolgente del trionfo che può fregarci.
Come vengono azzerati certi movimenti dal potere?
La tecnica è collaudata. In un primo tempo li si ignora e li si combatte in ogni modo, poi, se prendono forza e irrompono sulla scena, li si analizza e celebra fino all’eccesso. Ma presto comincia la loro discesa verso la delusione e l’inevitabile racconto gossipparo dei “reduci” di quel giorno di gloria. La distruzione la si pratica dall’esterno, i grandi media e la politica stessa, ma anche dall’interno, come reazione naturale a una vittoria che non si può ripetere ogni giorno. Allora proprio l’onda di entusiasmo che ha creato la valanga può, se si traduce in onda di delusione per il trionfo tradito, ritorcersi sul movimento e azzerarlo. Oggi questo effetto di andata e ritorno dell’onda rivoluzionaria è accelerato enormemente dalla rete sia nel momento dello sviluppo, che in quello della gloria, che dopo quando cala la tensione. Ed è qui il punto delicato su cui riflettere. Ci sono momenti di riorganizzazione, di ragionamento, di riflessione e momenti di lotta entusiasta, momenti di trionfo e momenti di sconfitta, sono intrecciati e si alimentano reciprocamente.
Tra l’altro io credo che per la gravità della crisi di sistema che stiamo attraversando in tutto il pianeta non ci sarà nessun vero riflusso, l’onda continuerà inarrestabile, ma ci saranno, quello sì, tanti piccoli riflussi apparenti da superare, tante piccole sconfitte da digerire senza farsi abbattere.
La nuova storia è appena nata, facciamola crescere sana e forte con pazienza e dedizione.
Nell'immagine: la copertina e il retro di FRIGIDAIRE n.235 in edicola nel mese di giugno 2011 (immagine di Gianni Cossu - vignetta di Giorgio Franzaroli)
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