La postdemocrazia cinese
di Vincenzo Sparagna - 21-8-2012
L’Italia è da anni s/governata da una singolare post-democrazia.
Tutto è cominciato con i referendum degli anni ’90 che hanno cambiato il sistema elettorale da proporzionale a maggioritario.
Una trasformazione che si è accompagnata da subito all’abbandono del principio basilare della sovranità popolare. In un sistema parlamentare infatti il governo dovrebbe essere espresso dalla maggioranza che risulta dal voto.
Al contrario in Italia, con la scusa della cosiddetta “governabilità”, il principio è stato capovolto. Invece di chiamare i cittadini ad eleggere il Parlamento gli si è chiesto di eleggere direttamente il governo, addirittura di indicare il futuro primo ministro. Questo rovesciamento logico e concettuale è stato alla base del cosiddetto bipolarismo, che ha comportato le più strane alchimie. In un primo tempo si è imposto a tutti i partiti di riunirsi in coalizioni, poi si è inventato il premio di maggioranza per la coalizione vincente, infine si è tolta agli elettori anche la possibilità di scegliere i parlamentari, ormai semplici appendici del futuro premier e dunque logicamente nominati in base alla fedeltà al capo. Il risultato è stato la totale separazione tra elettori ed eletti. Oggi, di fronte alla crescente disaffezione popolare verso un Parlamento affollato di fedelissimi delinquenti, imbroglioni e voltagabbana, tutti dicono di volere una nuova legge elettorale. Ma nessuno vuole davvero tornare alla democrazia parlamentare. Così si discute se il premio di maggioranza (tecnicamente un furto di voti a favore del più forte) debba andare al primo partito (come dice il Pdl) o alla coalizione (come dice il PD); se una parte degli eletti debba essere scelta con le preferenze (ma lasciando un’altra parte nominata dall’alto) o uninominarli tutti ecc.. Ma questa postdemocrazia senza democrazia è un animale che zoppica, tanto che hanno dovuto ricorrere a Monti e rischiano di doverlo richiamare. Così il vero sogno segreto dei nostri leader è fare come in Cina, dove il governo è deciso dall’alto senza tante storie. Va a finire che la nuova legge elettorale ci obbligherà a diventare tutti comunisti, anzi direttamente cinesi!
La vignetta è di Giorgio Franzaroli pubblicata su Frigidaire n.218 (ottobre 2009).
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