Politica & Comunicazione
di Vincenzo Sparagna - 27-8-2012
Una delle ragioni fondamentali per cui la sinistra non riesce a capovolgere i principi base della orribile società in cui viviamo è che ne accetta le categorie, i pregiudizi e i cosiddetti valori. Lo si può vedere in ogni campo, ma è particolarmente evidente nel mondo della comunicazione. Mentre nell’universo economico il regolatore assoluto è il mercato, qui l’unica cosa che interessa è la notizia, o meglio quella che viene definita comunemente attualità. Si vive nella costante ansia da notizia, inseguendo quello che i media segnalano come importante. Questa dipendenza dall’ultimora, questa interiorizzazione dell’attualità dominante, frutto avvelenato dell’ideologia del dominio, è una trappola che imprigiona la critica politica e la riduce a “commento sui fatti del giorno”. Si perde così di vista che il suo compito non dovrebbe essere l’inseguimento dell’esistente, ma il suo ribaltamento. E si dimentica che gli attori politici oggi sono quasi sempre, oltre che normali esseri umani, marionette inconsapevoli di una logica del capitale che li sovrasta, determinandone le scelte e i pensieri. Così si moltiplicano le stucchevoli domande: Che ha detto Bersani? Resisterà Monti? Cosa farà Casini? Che dirà Berlusconi? Cosa scriveranno De Bortoli o Travaglio? La politica diventa un teatro di maschere personali. Sembra quasi che non sia in gioco il nostro destino, ma il loro. Invece dovremmo invadere il palcoscenico e far cadere la scenografia di cartone di questo teatro delle ombre. Ma non potremo mai riuscirci senza violare il tabù dell’attualità, che non è un fatto oggettivo, ma una scelta soggettiva. Il linguaggio della rivoluzione o della conservazione non è un aspetto secondario del loro conflitto. In sintesi quello che la sinistra non capisce è che la Comunicazione è la Politica.
(Editoriale pubblicato anche sul settimanale "Gli Altri" il 17-8-2012)
La vignetta è di Frago, pubblicata su Frigidaire n.227 (settembre 2010).
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