Chi brucia e chi intasca
di Vincenzo Sparagna - 3-9-2012
Come ogni estate anche quest'anno sono migliaia gli ettari di bosco bruciati, ulteriore devastazione di un territorio già tristemente provato dall'inquinamento, dalla speculazione edilizia ecc. Il caldo non c'entra niente, perché gli incendi sono tutti dolosi (la percentuale di quelli accidentali non raggiunge l'uno per cento). Ma le ragioni per cui si appicca il fuoco non hanno nulla a che vedere con quelle di un tempo. Non sono né allevatori che bruciano i boschi per trasformarli in pascoli, né speculatori edilizi, visto che sulle zone bruciate non si può edificare per decenni. Gli incendi attuali si spiegano esclusivamente con il giro di denaro (centinaia di milioni di euro) che vengono spesi per spegnerli!
Sembra assurdo, ma non lo è. Infatti quando scoppia un incendio (sempre in territori difficili da raggiungere) le autorità hanno l'obbligo di intervenire. Ma per farlo devono rivolgersi alle ditte private (poche... spesso addirittura una sola...) che hanno a disposizione elicotteri e canadair.
Così ogni volta lo Stato paga decine di migliaia di euro a questi signori, che sono ben lieti di fornire i loro mezzi a caro prezzo. Non serve allora il tenente Colombo per scoprire chi paga i piromani (poveracci che appiccano il fuoco per pochi euro): sono gli stessi che vengono poi chiamati a spegnerli e intascano in questo modo fior di soldi.
Questo è il business degli incendi, ben noto a tutti. E' un circolo vizioso che non sarebbe difficile spezzare (basterebbe dotarsi dei mezzi per spegnere i fuochi senza doverli affittare dai privati), ma pochi lo dicono e nessuno lo fa.
Come diceva Jonesco "prendete un circolo, coccolatelo, diventerà vizioso".
La vignetta è di Bicio Fabbri, pubblicata su Frigidaire n.223 (marzo 2010).
[ Archivio Editoriali ]
|