Caccia grossa
di Vincenzo Sparagna - 13-9-2012
Mentre la breve estate degli italiani volge al termine, nella savana metropolitana si sentono già i tamburi e le grida dei battitori: la caccia è cominciata. Non quella, già di per sé barbara e inutile, agli uccellini sperduti e ai migratori con le ali, ma quella al voto popolare. I cacciatori sono armati di giornali e TV, la selvaggina è invece indifesa, stanca per il lavoro o disperata per la sua mancanza, disincantata e delusa, spesso indifferente. Molti resteranno impigliati nelle reti dei cacciatori, abbattutti dal fuoco incrociato dei loro fucili a bugia compressa, con i cervelli prigionieri delle tagliole ideologiche. Altri si sottrarranno e verranno lasciati liberi di non far nulla, tanto i cacciatori sanno che anche chi non vota verrà ugualmente, a fine corsa, catturato, e con maggiore facilità di chi ha votato. In quale carniere è meglio finire? C’è una via per sfuggire al triste destino di preda e contrastare i cacciatori? Intanto dovremmo riuscire a far tacere le grida dei battitori. Con tutto il fracasso che fanno, anche gli allarmi che gli amici uccelli si lanciano di ramo in ramo o le volpi di tana in tana, insomma le comunicazioni tra noi bestie, si fanno più difficili. Le nostre voci arrivano deboli, spesso del tutto spente ai nostri simili. Ma come silenziare i battitori? Beh, in primo luogo individuandoli. Ci son quelli che si mascherano da commentatori neutrali, i buffoni che si truccano da satiri e sfornano barzellette compiacenti, i propagandisti che vendono slogan a un tanto al chilo, le signorine buonasera che sculettano in TV. Prima che con i fucili e le reti è con queste razze maledette di servi del potere che dovremo fare i conti. Finiremo anche questa volta in pentola o in uno zoo? Chissà, ogni caccia è diversa dalle altre. L’importante è non arrendersi.
La vignetta è di Frago, pubblicata su IL Nuovo MALE n.5 (marzo 2012).
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