Dio e la guerra
di Vincenzo Sparagna - 24-9-2012
Da sempre gli esseri umani si combattono. Ma questa eternità delle guerre non vuol dire che esse siano tutte eguali. Le guerra attuali, come ogni altro evento storico, possono essere intese solo nella loro specificità temporale e spaziale. In Siria, oltre che una guerra sociale, lo scontro è religioso, un conflitto interno al mondo musulmano, tra sciiti e sunniti, che non sono meno divisi di cattolici e protestanti nel XVII secolo. Questo delle guerre a sfondo religioso è un fenomeno che negli ultimi anni si è moltiplicato e che in un certo senso differenzia nettamente le guerre del XX secolo da quelle del XXI. Certamente anche gli orrori del primo e secondo conflitto mondiale, così come quelli della Corea, del Vietnam ecc., furono accompagnati da ideologie, ma queste, anche quando prendevano forme paramistiche come nel nazismo o nello stalinismo, erano comunque ideologie laiche. Invece dall’inizio del nuovo millennio, ovvero dall’attacco alle Twin Towers, siamo in presenza di un ritorno guerresco di Dio in grande stile. Ora si sa che qualsiasi Dio, quando scende direttamente in campo, combina guai. Invece di vedere di fronte a sé un essere umano, il combattente religioso vede un demone. E questo ne moltiplica la ferocia e l’ottusità, rende debole il tentativo della ragione di trovare una soluzione allo scontro, lo rende atrocemente assoluto. Per questo non fermeremo le guerre di oggi se non faremo tacere la voce di Dio. E poiché sembra difficile estirpare sentimenti religiosi ostili che si sono accumulati per secoli e che oggi si propagano alla velocità della luce, bisognerà almeno convincere i seguaci di Geova, Brahma, Allah, Cristo e compagnia a tollerarsi reciprocamente. Un compito tutt’altro che facile, perché il problema di chi pensa di rappresentare la volontà di un Dio è che si crede infallibile come lui.
La vignetta è di Ugo Delucchi, pubblicata su Frigidaire n.234 (maggio 2011).
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