Guido Sacerdoti
di Vincenzo Sparagna - 2-9-2013
Da una piccola nota nella rubrica funeraria di Repubblica vengo a sapere con ritardo che il 24 luglio scorso è morto a Napoli Guido Sacerdoti. Guido, primo bambino ebreo a nascere nella Napoli liberata del 1945, era da diversi anni Presidente della Fondazione Carlo Levi (il fratello di sua madre e autore, tra l’altro, di “Cristo si è fermato a Eboli”) e si occupava di organizzare mostre, eventi e incontri per non far dimenticare ai giovani la tragedia dell’Olocausto. Laureato in Medicina, lavorava come professore di Allergologia e Immunologia Clinica nella Seconda Università di Napoli, era anche pittore (come lo zio Carlo) e appassionato di Jazz. Ma non sono queste sue qualità adulte a spingermi a scrivere di lui, bensì il ricordo vivissimo di Guido, compagno adolescente che ho frequentato a Napoli negli anni ’60 e che poi ho perso di vista. Nell’esiguo gruppo dei giovani più impegnati a pensare (sognare forse) un futuro diverso in una Napoli ancora democristiana e laurina (quella delle Mani sulla città) Guido era una figura singolare e insostituibile. Pur militando in un PCI che già alcuni di noi criticavano radicalmente da sinistra, ci appariva per la sua sincerità, cultura e mitezza, un fratello di lotta e di pensiero. La sua era una maturità precoce che, senza cancellare le aspirazioni più alte, sapeva misurare le scelte in base ad una visione razionale, concreta, di lungo respiro. Nel clima di crescente radicalismo rivoluzionario giovanile che precedette il ’68, Guido, anche da militante dell’ala moderata del movimento, restava uno stimolo a discutere senza pregiudizi, un riferimento culturale e morale. Quella “meglio gioventù” di allora ha avuto percorsi complessi e a volte tragici, esiti troppo spesso tristi (penso ai tanti voltagabbana, magari ex di Lotta Continua, oggi stipendiati da Berlusconi), ma anche figure luminose, perfino gloriose nella loro paziente, utile e coerente vita. Guido Sacerdoti, come dicevamo noi allora, apparteneva al “partito degli umani”. Un partito che nell’Italia individualista e corrotta di oggi non ha più molti iscritti, ma c'è ancora e non ha nessuna intenzione di estinguersi.
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