Parolaismo e crudeltà
di Vincenzo Sparagna - 23-08-2014
La società italiana, oltre che pesantemente corrotta in alto e in basso, è malata di parolaismo, neologismo forse brutto, ma che ben fotografa la realtà. Il parolaismo è la pratica di parlare a vanvera con l’unico obiettivo di finire in prima pagina. Questa pessima abitudine ha una faccia governativa e una d’opposizione. Al governo i parolai promettono miglioramenti eccezionali cui seguono regolarmente nuovi disastri, all’opposizione sono specializzati in ricette miracolose e frasi a effetto prive di senso.
Gli esempi sono purtroppo tanti… troppi per citarli tutti. Si va dalle pasticciate riforme postdemocratiche renziane alle campagne neorazziste della Lega contro gli extracomunitari, fino alle cazzate di certi grillini come il maggiordomo Battista che, pur dichiarandosi non violento (sic!), giustifica i più feroci e fanatici terroristi islamici quasi fossero paladini degli oppressi. Insomma siamo costretti ad ascoltare fesserie a go-go su ogni argomento. Tutto a beneficio della cosiddetta visibilità. Si tratta forse dell’ultima malattia di una società senza futuro, in cui conta solo l’effetto pubblicitario delle parole. Il parolaismo politico usa la stessa tecnica di certe campagne promozionali basate sulla cattiveria gratuita. Penso alla prosperosa Sabrina Ferilli che annuncia nuovi sconti sui divani ridendo felice del disappunto dei suoi “artigiani della qualità”, i quali evidentemente guadagnano ogni volta di meno. Oppure al bellone Kevin Kostner che a tavola di fronte a una insalata di tonno dice con voce sensuale che ogni tanto è “bello cambiare”, mandando in estasi una giovane mogliettina insoddisfatta di fronte al povero marito. I modelli sono sempre gli stessi: messaggi che usano egoismo, brutalità, porcate solo per fare audience. Politica e pubblicità si specchiano così compiaciute l’una nell’altra, insensibili ad ogni valore umano, ad ogni onestà. Un partito o un brutto divano, un politico o un tonno al mercurio dimostrano così di essere in fondo la stessa cosa, semplici prodotti da piazzare presso i consumatori, moltitudine anonima ipnotizzata come un cane davanti alla vetrina di una macelleria.
Vignetta di Paolo Cammello, pubblicata su IL NUOVO MALE n.12 (febbraio 2013).
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