Gli ultimi drammatici episodi di violenza sulle donne sono stati occasione di nuovi fiumi di retorica. Si ha l’impressione che, come per molti dei mali che affliggono la nostra società, quando un problema viene in evidenza, troppi politici e commentatori pensano di risolverlo con proclami roboanti quanto inutili, dichiarazioni indignate quanto sciocche.
L’unico che si è lasciato andare a una “battuta di spirito” davvero rivelatrice è stato Berlusconi, che ha affermato che per evitare le violenze ci vorrebbe un soldato a guardia di ogni bella ragazza: una crudele idiozia, incredibilmente offensiva per le vittime (che spesso non sono nemmeno “belle ragazze”, ma semplicemente donne qualsiasi, persone vulnerabili, addirittura disabili), ma anche una “verità” involontariamente confessata.
E’ infatti vero che questa società berlusconizzata non sa e non può eliminare la violenza, perché dovrebbe eliminare se stessa. I valori dominanti sono oggi l’individualismo cieco ed arrogante, il desiderio patologico di potenza, la sopraffazione dei deboli.
Per questo chi, come Berlusconi, si sente “potente” e “arrivato” considera naturale irridere chi non ce la fa, sputare sulla sofferenza degli infelici, godere sadicamente dei propri privilegi.
E chi non è né potente, né arrivato usa la violenza come surrogato di questa sua mancanza, vuole sentirsi un piccolo Berlusconi anche lui.
L’orrore della “battuta” di Berlusconi sta tutto qui: è la disumanità che si compiace di se stessa, che è diventata modello di una nuova pseudomorale.
Perché chi sono le vittime lo sappiamo: le donne, i deboli, gli indifesi.
Ma chi sono i violentatori? Sono mostri? Sono marziani? Sono “stranieri”?
No. Italiani o stranieri, essi vivono tra noi, li incontriamo al mercato, al bar, sul lavoro.
Che siano “ragazzi di buona famiglia”, barbari delinquenti di periferia, insospettabili persone “perbene”, tutti vogliono sentirsi per un momento “al di sopra” degli altri. La violazione della morale li esalta, come fosse la prova di una loro segreta diversità, di una loro immaginaria superiorità. E più la vita quotidiana li costringe a vivere schiacciati come insetti insignificanti, più nella violenza essi cercano la rivincita, la vendetta dalla loro condizione strutturalmente infelice.
Le donne violentate, i deboli picchiati, i barboni bruciati diventano per i violentatori quello che noi tutti siamo per Berlusconi, sudditi, schiavi, miserabili esseri inferiori non degni di nessuna pietà, perdenti da usare per “divertirsi”.
Il sesso, negato nella sua essenza gioiosa, diventa la forma esteriore di questa violenza sui deboli.
Le “conigliette” di cui Lui dispone, pronte a farsi usare al suo comando, i violentatori se le procurano a mano armata, anche se sono semplici operaie stanche di una giornata di lavoro. Come il denaro che Lui ha in quantità illimitate e che tanti “poveracci” vanno a rapinare alle vecchiette.
Non invertiremo il cammino senza capovolgere la società che produce questo orrore.
Finché il “successo” nella vita sarà incarnato dai Berlusconi, i violentatori non potranno essere fermati. Parafrasando l’orrenda battuta del signore di Arcore: ci vorrebbe un soldato a bloccare il mostro che è in ognuno di noi, 24 ore su 24.
Vignetta di Giorgio Franzaroli.
|