Con felice espressione Dario Franceschini, che, a parte la sua sciocca e controproducente fissazione per il bipolarismo, mi pare una brava persona, ha dichiarato che ormai Berlusconi (che insulta e minaccia i giudici che lo condannano e mente senza vergogna sulle sue amichette minorenni) crede di essere Napoleone. La cosa mi ha ricordato le mie molte letture sulla vita e le imprese di Napoleone, che da piccolo militare còrso divenne, nei tumultuosi anni che seguirono la rivoluzione dell’89, imperatore dei francesi e mito rivoluzionario per tanti europei in rivolta contro le monarchie autocratiche e il potere dei papi. Ma mi ha ricordato anche quella famosa espressione di Karl Marx secondo cui la storia tende a ripetersi sempre due volte, la prima in forma di tragedia, la seconda di farsa.
Ecco, il nostro micronapoleone attuale è un personaggio da farsa. Nelle sue imprese non c’è né grandezza, né eroismo, solo furbizia, corruzione, imbroglio. L’abilità del suo agire politico negli ultimi quindici anni è direttamente proporzionale alla debolezza e divisione dei suoi avversari.
Perché la sua forza nasce da una specie di ipnosi collettiva, di istupidimento coatto della popolazione, bombardata di spot commerciali e di umorismo da marciapiede, ingannata fino alla spudoratezza dalle sue televisioni e dai suoi giornali di cortile (Libero, il Giornale ecc.), moralmente corrotta dall’esaltazione del denaro, del successo e della “figa” come unici valori. Ma nasce anche dalla degenerazione di quella che un tempo era la sinistra italiana, che non è riuscita a capire i tempi nuovi ed è rimasta o legata a miti sorpassati (mentre la classe operaia si andava sciogliendo nell’attuale proletariato diffuso) o affascinata dalla presunta efficienza del capitalismo ultraliberista rispetto alla evidente paralisi di quell’altro capitalismo, quello sovietico e statale, che però si vestiva di rosso e fingeva di essere il comunismo.
Resta il fatto che questo piccolo uomo furbo, circondato di stallieri e consiglieri mafiosi, corruttore di professione, evasore fiscale di mestiere, si trova ad essere il capo del governo, con una maggioranza (gonfiata dalla barbarie delle leggi elettorali maggioritarie e premiali) che è prona ai suoi voleri e gli ha regalato, con il lodo Alfano (l’ennesimo siciliano del suo entourage di fedelissimi…), un’impunità che neppure il vero Napoleone potè mai vantare…
All’antica osservazione di Marx va aggiunto allora qualcosa. La ripetizione in farsa di precedenti tragedie (per l’Italia il paragone potrebbe essere con Mussolini…) non attenua il carattere tragico degli accadimenti, semmai lo esalta. Certo vi è una nobiltà nella grande tragedia che la farsa non conosce. Ma questo la rende ancora più tragica, perché più banale, più triste, più dura da sopportare.
Possiamo certo sperare che l’onda melmosa del berlusconismo trovi almeno un piccolo ostacolo nei risultati delle prossime elezioni europee. Ma non contiamoci troppo. Il risveglio degli italiani dal sonno della ragione che li sta rovinando sarà probabilmente ancora lungo e soprattutto doloroso. Non si può nuotare nel fango senza sporcarsi. E non possiamo non nuotare, ovvero resistere, perché altrimenti nel fango finiremo tutti annegati, che è molto peggio.
Vignetta di Vincenzo Tudisco.
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