FRIGIDAIRE
IL NUOVO MALE
VINCENZO SPARAGNA
FRIGOLANDIA
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FRIGOLANDIA: Museo e redazione di FRIGIDAIRE e IL NUOVO MALE, rivista di satira diretta da Vincenzo Sparagna. Coordinamento e grafica Maila Navarra
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Disegno inedito di Andrea Pazienza
E’ morto Angelo Quattrocchi
di Vincenzo Sparagna - 09/06/2009

Ho saputo da poche ore, grazie a una e-mail di Maya, gentilmente giratami da Gianmarco Serra, che il 6 giugno, ovvero sabato scorso, alle 6 del pomeriggio è morto Angelo Quattrocchi.
Ai privilegiati che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene, pur in un rapporto sempre franco, anche fraternamente ed apertamente polemico, ho poco da dire.
Essi già conoscono la determinazione ribelle delle sue infinite produzioni editoriali e scritture, l’animus combattivo, il sorriso cordiale e sarcastico, la stimolante cattiveria critica, in realtà tollerante e buonissima nella sua sincerità, di Angelo.
A chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo va invece ricordato che aveva scritto libri, si era fatto editore di giornali, aveva infine fondato la casa editrice Malatempora, sempre ponendosi controcorrente, guardando avanti, dalla parte di chi combatte questa società di merda, senza compromessi, in uno spirito di assoluta libertà.
La sua casa romana di Vicolo della Penitenza 24 (lui abitava in 60 metri al pianterreno, io in 50 metri al secondo piano e alla fine siamo stati costretti a vendere tutti e due…) è stata per moltissimi anni, nelle belle serate del mercoledì, un luogo di incontro prezioso, sempre caloroso e allegro, con ospiti variabili, compagni, amiche, amici, scrittori, artisti, attrici, viaggiatori, esploratori e perfino esploratrici spavalde dell’eros più estremo. Si passava la sera prima di una cena tardiva, bevendo il vino che ciascuno portava, sgranocchiando biscotti e tartine donate da qualcuno degli ospiti.
Angelo era il patròn di tutti, lanciava giochi provocazioni, invitava a leggere e discutere di temi brucianti, apriva in un certo senso le danze dei discorsi e dei ragionamenti.
Era un compagno coraggioso (lo ricordo nelle feroci giornate di Genova 2001), un intellettuale milanese senza supponenze, romano d’adozione, uomo del nord, ma anche del sud, amante appassionato, sempre tormentato da storie con donne difficili, magari perché straordinarie.
Io l’avevo conosciuto nel lontano ’78, quando mi venne a trovare nella casa di Via Mancinelli 18 a Roma, per farmi vedere una sua rivista con bellissime storie di Robert Crumb e parlare com me delle possibili convergenze con il Male, che era nato da pochi mesi.
In seguito rimasi davvero impressionato dalla lettura del suo libro sul Maggio ’68 (“E quel maggio fu rivoluzione”), una cronaca dall’interno di quelle lotte, vissute giorno per giorno da lui, scrittore anarconomade della rivoluzione. Un libro davvero bello che consiglio vivamente specie ai più giovani. Vi troveranno tra l’altro, lo dico come una curiosità significativa, alcune belle pagine sui leaders del ’68 francese, tra i quali il vulcanico rosso franco-tedesco Daniel Cohn Bendit, oggi, quarantanni dopo, trascinatore dei verdi francesi in crescita vertiginosa.
Per quasi venticinque anni abbiamo vissuto, come ho ricordato, nello stesso vecchio palazzo di Trastevere. Il suo appartamento era sempre aperto a accogliente, le chiavi lasciate per gli amici in un piccolo nascondiglio nel corridoio d’accesso, si entrava in un grande soggiorno con due finestre sempre aperte dove ci si fermava volentieri a parlare. Angelo se ne stava spesso disteso sulla sua poltrona/cuscinone, circondato dai giornali della mattina (che magari poi mi dava per evitare di farmeli comprare, sapendo bene i miei guai…). Qualche volta, quando avevo la luce tagliata, stendevamo un filo dalla mia finestra del secondo piano alla sua che dava su un giardinetto esterno (purtroppo non suo) e così, in inverno, potevo almeno accendere una stufetta elettrica per non morire assiderato.
Ha scritto qualche volta per Frigidaire, per il Lunedì della Repubblica, fu sempre presente sulla Piccola Unità, cui si dedicò per alcuni mesi con vero slancio, facendovi anche affluire amici e conoscenze del suo singolare salotto povero di soldi, ma ricco di intelligenze.
Ed era cittadino di Frigolandia dal 2006, avendo acquistato il passaporto con un centinaio di copie del mio libro “Falsi da ridere” pubblicato da Malatempora nel 2001.
L’ho sentito l’ultima volta al telefono più o meno un mese fa. Purtroppo l’anno scorso aveva avuto un cancro e stava ancora curandosi su una sedia a rotelle. Ma combatteva per vivere e la voce mi sembrava quella di sempre. “Un giorno o l’altro ti passo a trovare, così finalmente vedrò la tua nuova casa di via Giovenale”, gli avevo detto, scusandomi per il fatto che da quando vivo qui in Umbria vado a Roma pochissimo e non sono mai andato ai suoi mercoledì del Pigneto.
Spero di scrivere o far scrivere ancora di lui, perché viva ancora, con la sua capigliatura svolazzante, i suoi occhi profondi e il sorriso intelligente, anche nell’affetto invisibile di chi non l’ha conosciuto.
Che l’eternità ti sia benevola, caro Angelo.
E in ogni caso arrivederci, perché dovrò pur venirti a trovare… un giorno o l’altro.

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