FRIGIDAIRE
IL NUOVO MALE
VINCENZO SPARAGNA
FRIGOLANDIA
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FRIGOLANDIA: Museo e redazione di FRIGIDAIRE e IL NUOVO MALE, rivista di satira diretta da Vincenzo Sparagna. Coordinamento e grafica Maila Navarra
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La postdemocrazia cinese

L’Italia è da anni s/governata da una singolare post-democrazia. Tutto è cominciato con i referendum degli anni ’90 che hanno cambiato il sistema elettorale da proporzionale a maggioritario. Una trasformazione che si è accompagnata da subito all’abbandono del principio basilare della sovranità popolare. In un sistema parlamentare infatti il governo dovrebbe essere espresso dalla maggioranza che risulta dal voto. Al contrario in Italia, con la scusa della cosiddetta “governabilità”, il principio è stato capovolto. Invece di chiamare i cittadini ad eleggere il Parlamento gli si è chiesto di eleggere direttamente il governo, addirittura di indicare il futuro primo ministro. Questo rovesciamento logico e concettuale è stato alla base del cosiddetto bipolarismo, che ha comportato le più strane alchimie. In un primo tempo si è imposto a tutti i partiti di riunirsi in coalizioni, poi si è inventato il premio di maggioranza per la coalizione vincente, infine si è tolta agli elettori anche la possibilità di scegliere i parlamentari, ormai semplici appendici del futuro premier e dunque logicamente nominati in base

Addio a Renato Nicolini

L’amico Renato Nicolini, ex assessore alla cultura del Comune di Roma e inventore dell’Estate Romana più di trenta anni fa, è morto. Una notizia davvero dolorosa per chi ha conosciuto da vicino la sua intelligenza e gentilezza, la sua disinvolta modernità che nulla toglieva a una scelta comunista che – nel suo caso – è sempre stata originale e autonoma, fuori delle ortodossie dominanti, anche se interna al Partito Comunista del periodo berlingueriano. Non a caso molte sono state le occasioni di incontro e collaborazione di Renato Nicolini con noi. Ad esempio mi piace ricordare la sua spiritosa partecipazione al fotolomangio di Frìzzer dell’85, il secondo della serie di incontri con gli animali sapienti, in quel caso le oche. Con lui erano presenti in quella felice serata anche Achille Bonito Oliva, Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Paola Febbraro, Rita Mourao, Piero Lo Sardo e, naturalmente, il sottoscritto. Fu un momento di particolare vicinanza ideale e pratica. Ma l’amicizia e la sua affettuosa collaborazione con Frigidaire non sono mai venute meno. Nell'arido panorama di una sinistra incapace di capirci, come

Cannabis libera

Che il proibizionismo sulle droghe abbia totalmente fallito è noto da moltissimi anni. Per non ricordare solo il buon Pannella e i radicali, faccio modestamente osservare che io stesso, dirigendo Frigidaire, sono stato processato varie volte negli ultimi trenta anni per aver sostenuto legalizzazione e liberalizzazione (una volta addirittura per “incitamento alla coltivazione di marijuana”). Infine, appena un anno fa, abbiamo pubblicato su Frigidaire n.236 la traduzione integrale del documento della Commissione ONU che sollecita tutti i governi ad abbandonare il proibizionismo. La legalizzazione, secondo l’ONU, è urgentissima non solo per stroncare l’immenso mercato nero che moltiplica i capitali mafiosi, ma per contrastare la diffusione delle droghe stesse, che il proibizionismo ha fatto crescere a dismisura. Ma cosa conta l’ONU? Niente. Invece oggi, lettrici e lettori cari, è un gran giorno. Perché di queste ovvietà si sono accorti anche due “grossi calibri” come Roberto Saviano e Umberto Veronesi. E questo fa agitare come rane percorse da corrente elettrica i commedianti dell’informazione.

I segreti di Pulcinella

L'Italia, dicono, è un paese pieno di segreti, sui quali la frase più ripetuta è “bisogna fare luce”. Fare luce sulle stragi da Piazza Fontana in poi, sull’assassinio di Falcone e Borsellino, sui rapporti tra Stato e Mafia, sui milioni spariti della Margherita, sulle vacanze di Formigoni ai Caraibi, sui corvi neri che volteggiano intorno allo IOR, sul rapimento di Emanuela Orlandi ecc.. Ma è una luce che non arriva mai. Eppure una soluzione semplice ci sarebbe. Basterebbe interrogare su questi segreti un napoletano di nome Pulcinella. Lui sa tutto sui misteri italiani, su Andreotti e Licio Gelli, su Nicola Cosentino e Raffaele Lombardo, su Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, si ricorda perfino di Portella della Ginestra e delle amicizie americane di Lucky Luciano. Ma purtroppo nessuno gli chiede niente. I magistrati perché non possono (visto il ruolo) basare le loro inchieste sulla testimonianza di una maschera della Commedia dell’Arte. I politici con la scusa che è solo un pagliaccio. I giornalisti perchè temono querele. E così Pulcinella continua a conservare i suoi segreti e li racconta solo ad altri popolani ignoranti come lui nei vicoli della vecchia Napoli. Io, che lo conosco bene, lo vado a trovare spesso per ridere insieme

L’Europa e gli europei

L'Europa è un continente abitato dagli europei, ma chi sono gli europei? Una parte (non troppo secondaria) di essi proviene da altri continenti, tutti parlano lingue diverse, qualcuno parla anche due o tre lingue, ma si tratta di una minoranza (anche se in aumento tra i giovani), molti parlano in dialetti difficili da capire. L’Europa è pure divisa in Stati, alcuni associati in una Unione che stenta a restare unita, altri separati e perfino ostili. Anche i suoi confini sono incerti.
La Russia fa parte dell’Europa? Geograficamente sì, ma una gran parte della Russia sta in Asia, oltre i monti Urali. E la Turchia è un paese europeo? Forse sì, forse no, è da decidere ancora. Insomma l’Europa è un po’ una Babele e gli europei tra loro si capiscono poco o punto. Anzi appena qualche decennio fa si sono scannati reciprocamente senza pietà (Seconda Guerra Mondiale) e da allora non è che si siano tutti voluti bene (pensiamo alla cosiddetta Guerra Fredda dove ci si minacciava di sterminio nucleare o alle recenti e sanguinose guerre nella ex Jugoslavia). A guardare bene c’è un’Europa virtuale e un’Europa reale, la prima è avviata con la fantasia verso uno Stato federale unico, la seconda chissà dove va a finire. In queste condizioni dobbiamo ragionare da europei virtuali o da europei reali? Mica facile rispondere. Anche perché molti Stati hanno adottato una moneta unica, ma non hanno né una politica economica unica, né una Banca Federale (come gli Stati Uniti) che

Chi ha vinto chi?

Con qualche reticenza, perché se ne parla troppo e troppo male, ma senza esitazioni, perché quasi nessuno sembra capirci niente, vorrei dire la mia sul recente risultato elettorale della Amministrative 2012. I voti sono segnali generali, diceva Gramsci, momenti di riflessione collettiva. E oggi la riflessione deve riguardare in primo luogo quella metà della popolazione che ha deciso di non votare. Vittorie, ritirate e disfatte… tutto va misurato su quel cinquanta per cento che non è andato alle urne. La stanchezza della popolazione per una politica separata dalla società è dunque l’unica conferma certa. Ci sono poi i successi del Movimento Cinque Stelle, cui si aggiungono le vittorie qua e là di altre liste civiche di base, ambientaliste, No Tav ecc. Il Movimento Cinque Stelle in particolare, la sorpresa più clamorosa delle elezioni, propone un rinnovamento dal basso, attraverso l’autogoverno dei cittadini, contro il professionismo del ceto politico. Ma la cosa che mi pare sfugga a tutti è che mentre l’idea dell’autogoverno, di cui Grillo si è fatto polemico portavoce, è bellissima, davvero ardua è la sua realizzazione senza cambiare non solo il vertice, ma la struttura stessa della società e dello Stato. Infatti in un sistema complesso, dove macrostrutture e microeconomia viaggiano in parallelo, l’autogoverno dell’antico villaggio è inadeguato a rispondere ai problemi del villaggio globale. Lo stesso strumento

La presa della Bastiglia

E' un bel segnale di cambiamento l’elezione di Hollande alla Presidenza e il licenziamento di Sarkozy in Francia. Ma chi pensa che basti una vittoria elettorale a mutare il corso della storia si illude. In queste ore di gioia per il cambio della guardia all’Eliseo, frutto di una spinta popolare irresistibile, bisogna conservare la calma e dirsi ancora una volta che il problema non sono gli uomini che lo guidano, ma il sistema capitalistico. In Europa questo sistema è al collasso perché sta perdendo inesorabilmente la sua storica supremazia mondiale. In altre parti del mondo il capitalismo è ancora in progressione, basti vedere i tassi di crescita in Cina, in Brasile, in Russia, in Sud Africa ecc. Eppure l’Europa ancora una volta indica la strada. Perché dimostra che la crescita non è infinita. Arriva il punto in cui lo sviluppo si arresta, tanto più che l’aumento dell’accumulazione in una zona del mondo implica la catastrofe in un’altra. Per questo di fronte alla crisi europea l’unica risposta davvero valida è l’uscita dalla logica capitalistica. Non un equilibrio incerto tra l’austerità tedesca e qualche spintarella alla crescita, magari seguendo i consigli tecnici di un Monti o di un Passera, ma il capovolgimento del tavolo sociale. E’ quello che in fondo chiedono anche i greci, gli spagnoli ecc. Dall’Europa in crisi può e deve partire un segnale di rigetto del modello capitalistico dominante, a partire dal rifiuto del liberismo selvaggio,

La legge della giungla

La civiltà, si dice, comincia dove finisce la legge della giungla. In realtà nella giungla ci si scanna seguendo l’istinto, mentre nella civiltà lo si fa secondo certe regole. Ma resta il fatto che comunque, sia nella giungla che nella società civile, ci si scanna senza posa. Oggi in particolare la guerra di tutti contro tutti è diventata una vera e propria malattia. La si fa anche senza ragione. Pensate alle migliaia di cause avviate ogni giorno tra vicini di casa o di terreno, tra inquilini e proprietari. Pensate all’inutile spreco di carte, tempo e denaro che si impiega per recuperare qualche soldo da un debitore insolvente. Oppure all’infinito numero di cause che seguono gli incidenti stradali, spesso di nessunissima entità, ma che sempre si trasformano in estenuanti maratone giudiziarie. Poi vi è la giungla planetaria dei mercati. Da tutti i partiti, i sindacati, i presidenti e i governi si sente spessissimo l’espressione dobbiamo essere più competitivi. Essere più competitivi serve a vincere una competizione. Quale? Ma ovviamente quella che ci oppone a paesi, stati, popolazioni e imprese diverse dalle “nostre”. Ora nelle competizioni si vince o si perde. E la cosa singolare è che nessuno dice che per essere “più” competitivi noi, bisogna che qualcun altro lo sia “meno”. Insomma anche qui ci si scanna. Almeno nella giungla il leone che ha mangiato si riposa, non corre subito a divorare un'altra zebra. Qui no. La fame è inestinguibile. La legge della giungla non è certo bella, ma almeno è naturale. Mentre la legge dello scannamento reciproco nella civiltà post-giungla è del tutto artificiale. L’abbiamo fatta noi, potremmo anche

La TAV e lo sviluppismo cieco

Le proteste della popolazione della Val Susa contro la TAV durano da venti anni, giusto da quando fu lanciato il progetto di questo supertreno che doveva bucare le Alpi. Già allora le obiezioni contro il fantaprogetto costosissimo erano perfettamente fondate e avrebbero dovuto essere accolte. Ma gli ultimi governi della prima repubblica, così come tutti quelli della seconda: Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Berlusconi, Prodi, Berlusconi e adesso Monti hanno “tirato dritto”, come usa dire, ovvero hanno continuato a procedere come nulla fosse.

Certo hanno anche fatto finta di trattare, hanno modificato lievemente il tracciato, corrotto un po’ di sindaci, promesso “compensazioni”, ma la sostanza dell’operazione è rimasta intatta. Inutilmente i No Tav hanno certificato che il traffico di passeggeri e merci su quella linea si è ridotto clamorosamente invece di crescere come prevedevano gli “esperti” governativi nel 1991. Invano scienziati e ambientalisti hanno denunciato i pericoli di inquinamento

Frigolandia sotto la neve

Mentre le ombre della notte s’allungano sulle colline dell’Umbria e il borgo di Giano appare come un villaggio di fiaba, appena illuminato da fioche luci nebbiose, penso a quel verso di Rilke “viene la sera camminando per l’abetaia tacita e nevosa”. Già, perché anche qui a Frigolandia la neve ha reso silenziosa l’abetaia. Da quasi 15 giorni siamo circondati da un muro candido.
Naturalmente questo ha bloccato anche le nostre uscite di febbraio e così i numeri di Frigidaire e de Il Nuovo Male in edicola sono ancora quelli (del resto bellissimi) di gennaio.
Ne parlavo giusto qualche giorno fa al telefono con l’amico Filippo Scozzari, chiacchierando sulle bugie del “rincoglionito” Vincino il quale, per giustificare l’orrendo pseudo Male che fa con Vauro, si è esibito in una recita piena di incredibili menzogne su di me*. Fortunatamente qui, nel silenzio delle notti frigolandesi, mentre la neve cade a fiocchi lenti o veloci, larghi o sottili, creando paesaggi incantati, architetture effimere, queste cattiverie

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