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Per secoli il potere ha mantenuto il suo dominio perseguitando e calunniando i dissidenti. L’informazione era negata, cancellata, nascosta. Ma negli ultimi anni questo scenario è radicalmente cambiato. Certo ci sono ancora dittature feroci che tentano di chiudere la bocca a chi le combatte, ma la forma più moderna di censura è diversa. Si basa sulla ridondanza, la ripetizione, l’indifferenza per il già visto, già sentito, già detto.
Uscire dalla crisi capitalistica senza aggredire la radice del problema, ovvero il sistema dell’accumulazione infinita di capitale, è una illusione cui sono aggrappati i partiti di destra, ma anche l’attuale centrosinistra, per quanto profumato di sinistra, come dicono Vendola e Bersani. Certo nel campo dei sedicenti “progressisti” si trovano ricette sociali meno inique, spinte civili più radicali, ma in ultima analisi nessuno vuol ammettere che la vera soluzione alla crisi è
Dopo la morte di Riccardo Schicchi, sui giornali sono apparse brevi ricostruzioni della sua carriera. Schede precotte sul suo essere stato l’inventore del porno italiano, sulla sua capacità di lanciare personaggi come Cicciolina, Moana Pozzi, Barbarella, Rocco Siffredi ed altri, sul matrimonio con la pornostar Eva Henger, da cui aveva avuto due figli e che, fatta la sua strada, l’ha poi lasciato. Quasi sempre sono stati coccodrilli di maniera, testi scritti in omaggio
In un giorno in cui l’intera Europa si è mossa contro le politiche antipopolari che stanno succhiando la vita al pianeta intero, decine di migliaia di giovani italiani sono stati selvaggiamente aggrediti da forze di polizia lanciate dai loro capi a caccia del ribelle con il casco, del tipo con l’orecchino, della ragazza da stuprare a colpi di manganello. Di fronte a questa tragedia, che rende più cupo l’avvenire, c’è sempre poi qualche imbecille che cita Pasolini che nel ’68
La politica è, oltre che una professione (come diceva Weber), anche un’arte. Come mi spiegò (nel secolo scorso) il compagno Aldo Natoli (uscito dal Pci per fondare Il Manifesto), la professione politica è una missione e la sua arte consiste nel trovare le forme giuste per convincere chi ti ascolta, posto che tu sia davvero convinto di quello che dici. Purtroppo oggi, con il mortifero trionfo del capitalismo su scala mondiale, la professione è diventata una semplice carriera e l’arte del convincere è stata sostituita dall’imbroglio sistematico o dalla imposizione violenta. Ma la cosa più grave è che questa degenerazione ha inquinato pure quelli che dicono di volere un futuro più umano e solidale. Anche per loro la professione si è trasformata in una scalata al potere e l’arte di convincere è diventata un semplice problema “tecnico” da affidare a presunti specialisti della comunicazione, come se le idee fossero un prodotto da vendere al mercato. Sfugge a questi nuovi politici di sinistra (mi si perdoni la genericità della categoria) che la forma del messaggio è il messaggio stesso. Così per ideare i manifesti, la grafica di un
Quello che davvero non mi va giù, come immagino a tanti altri, del chiacchiericcio politico italiano pre-elettorale, anti e pro, è che tutti parlano esclusivamente di economia e di soldi. E’ come se fosse avvenuto un money transfert, ovvero che eletti o autoeletetti, invocati o avvocati, pensassero dalla mattina alla sera solo al denaro, si identificassero in lui. La cosa terribile è che questa grigia uniformità dei ceti alti corrisponde a una piattezza generale di pensiero della intera società, incluso il suo ventre profondo. Il valore unico, dominante, assoluto è per tutti il denaro. Beh, io credo (non da solo spero) che ciò sia mostruoso. E la cosa più grave è che questa malattia abbia contagiato (quasi) tutte le élite che governano ieri/oggi/domani le società attuali. Insomma, con questi capi senza testa stiamo freschi! D’altra parte il denaro è un cannibale che divora (anche se stesso) senza tregua, in breve si sta pappando il mondo intero. E allora? E’ una sfida mortale. Per sopravvivere dobbiamo ridurre nuovamente il denaro a mezzo di scambio. Perché il denaro, diventato capitale, oggi tende a stritolarci in tutto
Da sempre gli esseri umani si combattono. Ma questa eternità delle guerre non vuol dire che esse siano tutte eguali. Le guerra attuali, come ogni altro evento storico, possono essere intese solo nella loro specificità temporale e spaziale. In Siria, oltre che una guerra sociale, lo scontro è religioso, un conflitto interno al mondo musulmano, tra sciiti e sunniti, che non sono meno divisi di cattolici e protestanti nel XVII secolo. Questo delle guerre a sfondo religioso è un fenomeno che negli ultimi anni si è moltiplicato e che in un certo senso differenzia nettamente le guerre del XX secolo da quelle del XXI. Certamente anche gli orrori del primo e secondo conflitto mondiale, così come quelli della Corea, del Vietnam ecc., furono accompagnati da ideologie, ma queste, anche quando prendevano forme paramistiche come nel nazismo o nello stalinismo, erano comunque ideologie laiche. Invece dall’inizio del nuovo millennio, ovvero dall’attacco alle Twin Towers, siamo in presenza di un ritorno guerresco di Dio in grande stile. Ora si sa che qualsiasi Dio, quando scende direttamente in campo, combina guai. Invece
Mentre la breve estate degli italiani volge al termine, nella savana metropolitana si sentono già i tamburi e le grida dei battitori: la caccia è cominciata. Non quella, già di per sé barbara e inutile, agli uccellini sperduti e ai migratori con le ali, ma quella al voto popolare. I cacciatori sono armati di giornali e TV, la selvaggina è invece indifesa, stanca per il lavoro o disperata per la sua mancanza, disincantata e delusa, spesso indifferente. Molti resteranno impigliati nelle reti dei cacciatori, abbattutti dal fuoco incrociato dei loro fucili a bugia compressa, con i cervelli prigionieri delle tagliole ideologiche. Altri si sottrarranno e verranno lasciati liberi di non far nulla, tanto i cacciatori sanno che anche chi non vota verrà ugualmente, a fine corsa, catturato, e con maggiore facilità di chi ha votato. In quale carniere è meglio finire? C’è una via per sfuggire al triste destino di preda e contrastare i cacciatori? Intanto dovremmo riuscire a far tacere le grida dei battitori. Con tutto il fracasso che fanno, anche gli allarmi che gli amici uccelli si lanciano di ramo in ramo o le volpi di tana in tana, insomma le comunicazioni tra noi bestie, si fanno più difficili.
Come ogni estate anche quest'anno sono migliaia gli ettari di bosco bruciati, ulteriore devastazione di un territorio già tristemente provato dall'inquinamento, dalla speculazione edilizia ecc. Il caldo non c'entra niente, perché gli incendi sono tutti dolosi (la percentuale di quelli accidentali non raggiunge l'uno per cento). Ma le ragioni per cui si appicca il fuoco non hanno nulla a che vedere con quelle di un tempo. Non sono né allevatori che bruciano i boschi per trasformarli in pascoli, né speculatori edilizi, visto che sulle zone bruciate non si può edificare per decenni. Gli incendi attuali si spiegano esclusivamente con il giro di denaro (centinaia di milioni di euro) che vengono spesi per spegnerli! Sembra assurdo, ma non lo è. Infatti quando scoppia un incendio (sempre in territori difficili da raggiungere) le autorità hanno l'obbligo di intervenire. Ma per farlo devono rivolgersi alle ditte private (poche... spesso addirittura una sola...) che hanno a disposizione elicotteri e canadair. Così ogni volta lo Stato paga decine di migliaia di euro a questi signori, che sono ben lieti di fornire i loro mezzi a caro prezzo. Non serve
Una delle ragioni fondamentali per cui la sinistra non riesce a capovolgere i principi base della orribile società in cui viviamo è che ne accetta le categorie, i pregiudizi e i cosiddetti valori. Lo si può vedere in ogni campo, ma è particolarmente evidente nel mondo della comunicazione. Mentre nell’universo economico il regolatore assoluto è il mercato, qui l’unica cosa che interessa è la notizia, o meglio quella che viene definita comunemente attualità. Si vive nella costante ansia da notizia, inseguendo quello che i media segnalano come importante.
Questa dipendenza dall’ultimora, questa interiorizzazione dell’attualità dominante, frutto avvelenato dell’ideologia del dominio, è una trappola che imprigiona la critica politica e la riduce a “commento sui fatti del giorno”. Si perde così di vista che il suo compito non dovrebbe essere l’inseguimento dell’esistente, ma il suo ribaltamento. E si dimentica che gli attori politici oggi sono quasi sempre, oltre che normali esseri umani, marionette inconsapevoli di una logica del capitale che li sovrasta, determinandone le scelte e i pensieri. Così si moltiplicano le stucchevoli
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